Rubinetto elettrico? Più che elettrico “elettrizzato a 120 volt” e sicuramente non piacevole al tatto. Questa è stata la situazione abbastanza allarmante di circa una ventina di giorni fa dopo una chiamata perchè toccando il rubinetto dell’acqua sul lavello della cucina si percepiva quel bel “pizzicolio” da tensione elettrica sicuramente non piacevole.
Per quanto fittizia possa essere stata la lettura col tester misurare oltre 115 volt tra la manopola del rubinetto e una massa non è affatto un segnale di sicurezza. A rendere ancora più insicuro l’impianto poi il classico ponte sul differenziale (sembra quasi vada di moda ultimamente).
A mali estremi, estremi rimedi si suol dire e quindi passiamo all’attacco con la revisione generale dell’impianto. Nello stato di fatto avevamo un solo circuito da 2,5 mmq che faceva tutto il giro dell’abitazione con vari punti luce interne, una linea in plastipiombo per l’alimentazione di un garage derivata da una presa di casa che a sua volta era derivata da altre tre prese in serie col classico entra esci da scatola a scatola. Alla misura della dispersione di corrente verso terra abbiamo misurato 6 Amper al che ho dato per impazzita la pinza amperometrica ma, era la pura realtà. Ovviamente l’impianto in questione non era freschissimo, ma è stato rimaneggiato un paio di volte a seguito di interventi idraulici e risanamento di alcuni muri interni con la sostituzione di fili e frutti.
Unica linea in tubo da 25 mm e scatole di derivazione ad altezza soffitto da 12 cm fanno l’anello della casa e ciò non ci fa fare salti di gioia per mettere le cose apposto ma ci permette comunque di separare i circuiti luce dalle prese col vincolo però del sistema tradizionale e quindi della limitata possibilità di fare qualche accensione extra come ci era stato richiesto.
Abbiamo trovato la soluzione montando alcune schedine con relè programmabili per il comando delle luci e dei moduletti da incasso per il collegamento dei pulsanti ed interruttori il tutto funzionante con tre fili in bassa tensione a 24 volt DC e senza vincoli di posa, passati assieme ai circuiti luce, prese e ritorni vari. Ci è piaciuta la programmazione semplice ed intuitiva dei moduli, fatta col tablet, cinque istruzioni di sistema e autoapprendimento dei moduli stessi. Alla fine e per farla breve siamo passati dal “deviatore volante” sul letto che accendeva la luce e basta ad una base da tavolo a quattro posti che ora dal comodino fa accendere e spegnere la luce, fa la chiamata dalla stanza e con soddisfazione nostra e sopratutto del cliente fa aprire il cancello elettrico. Su alcune scatole di comando sono stati aggiunti dei pulsanti coi quali abbiamo ottimizzato alcune accensioni senza dover ricorrere al passaggio di nuovi fili se non addirittura non poterlo fare per la mancanza di spazio nell’unico tubo che avevamo a disposizione.
Finalmente una piccola soluzione che non è sbandierata come domotica ma che risolve qualche piccolo problema di automazione civile.